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Salvini e il giacchetto “fascist
 
Salvini e il giacchetto “fascista”: La sinistra è alla canna del gas 
di Ninni Raimondi
 
All’inizio, negli Anni di piombo, ci fu Goldrake, l’Ufo robot degli anime giapponesi. Poi toccò ai videogame di combattimento, troppo violenti e “fascisti”, e alla musica “diseducativa” per i giovani, a cui Tipper Gore fece apporre il famigerato Parental advisory. E, dulcis in fundo, ora è il turno di una marca di abbigliamento. Se non lo avete ancora capito, stiamo parlando degli isterismi della sinistra antifascista. I sessantottini e i loro epigoni, infatti, fallita miseramente la rivoluzione, sono tornati in sagrestia a celebrar messa e a recitar sermoni. Si volevano ribelli e finirono a fare i preti. Galeotto fu, in questo caso, un giacchetto griffato Pivert, indossato nientepopodimeno che dal ministro degli Interni in pectore Matteo Salvini. 
Ma riavvolgiamo un attimo il nastro.  
 
Ieri sera è stata disputata la finale di Coppa Italia tra Juventus e Milan allo stadio Olimpico di Roma. Presente in tribuna vip anche il leader della Lega che, da sfegatato tifoso rossonero, non deve aver trascorso una bella serata, viste le 4 “pere” con cui la Juve ha liquidato la sua squadra del cuore. Salvini, tuttavia, è stato immortalato da alcuni scatti con indosso l’incriminato giacchetto Pivert, cioè – come poi apprendiamo dalle testate di sinistra – la marca dei “fascisti di CasaPound”. Il segugio Christian Raimo, ovviamente, è subito intervenuto per gridare allo scandalo e per alzare il ditino in segno della sua riprovazione: «Il futuro ministro degli interni ieri indossava una giacchetta Pivert, il marchio di abbigliamento legato a CasaPound, che di fatto entra come terzo polo insieme a Fratelli d’Italia in questo governo. Amen». 
 
Lo stesso Raimo, del resto, qualche giorno fa si era abbandonato a un’altra reprimenda nei confronti della Pivert: ce l’aveva più in particolare con Stolen, la linea di calzature lanciata di recente dal giovane marchio italiano, non facendosi mancare, more solito, qualche caduta di stile in termini di dossieraggio.  
Ad ogni modo, i fermi immagine con Salvini e lo scabroso giacchetto erano troppo irresistibili per i segugi antifascisti del web.  
E così anche Fanpage si è fiondata sulla “notizia”, rispolverando un po’ di “sana” diffamazione compagnesca: «Salvini, da paladino della legalità, dovrebbe forse prestare più attenzione a chi fa pubblicità».  
Ma, cari compagni, a che serve Salvini se siete proprio voi a far pubblicità “aggratis” a Pivert?  
Grazie alla vostra cagnara e al tam tam internettiano, infatti, molti curiosi verranno a sapere che questo marchio di abbigliamento, fondato e gestito da giovani, mentre addirittura le griffe più celebrate delocalizzano, produce i suoi capi esclusivamente in Italia, proprio perché crede nel Made in Italy e che, in questo settore, l’Italia possa ancora essere avanguardia.  
La Pivert, insomma, ghigna e vi ringrazia. 
Licenza Creative Commons  11 Maggio 2018
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