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Il governo potrebbe cadere
 
Ecco perché il governo potrebbe cadere sulla legge di Bilancio 
di Ninni Raimondi
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Il governo Lega-M5S potrebbe cadere ad ottobre sulla legge di Bilancio. Lo scontro sulle nomine “pesanti” (quelle di Cassa depositi e prestiti su tutte) è stato soltanto un assaggio di quello ben più pericoloso che potrebbe consumarsi non tra i due partiti di governo ma tra loro e il ministro dell’Economia Giovanni Tria, tecnico fedele ai vincoli di Bruxelles. Una posizione inconciliabile con le politiche economiche che Lega e M5S vorrebbero attuare per rispettare le loro promesse elettorali. In sostanza, per i 5 Stelle il reddito di cittadinanza, per la Lega la flat tax e la revisione radicale della legge Fornero sulle pensioni. 
Il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini, dal canto suo, è convinto che i vincoli Ue si potranno superare o quanto meno aggirare. “Ci hanno eletto per cambiare, se gli italiani avessero voluto proseguire con Monti, Letta, Padoan, Renzi e Gentiloni avrebbero votato in modo diverso. Noi metteremo al centro la crescita e la pace fiscale, che ti porta soldi e non li porta via, e ti consente di avviare la flat tax. E poi la riforma delle pensioni per aprire il mercato ai giovani“. Poi la promessa: “Nella prossima manovra il taglio delle tasse“. 
In una intervista al Corriere della Sera, il ministro dell’Interno spiega: “Cercheremo di cambiare anche alcuni numeri scelti a tavolino a Bruxelles, che molti Paesi Ue ignorano bellamente. E poi la riforma delle pensioni per aprire il mercato ai giovani, che va fatta a prescindere dai numeri di Bruxelles“. 
“Conto di avere entro la fine di agosto i risultati dei gruppi di lavoro che abbiamo istituito, compreso ovviamente anche il capitolo sul reddito di cittadinanza. Di sicuro la manovra di autunno sarà diversa rispetto a quella degli ultimi anni, e daremo le prime e significative risposte sulla riduzione delle tasse”, afferma. 
 
Dal canto suo, il vicepremier e capo politico del M5S, Luigi Di Maio, anche se con toni più morbidi è sulla linea dell’alleato di governo: “C’è da lavorare nell’ottica di una legge che deve essere coraggiosa e non che tiri a campare“. Il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico ha chiarito che questo comporta necessariamente l’avvio della ridiscussione dei parametri economici Ue. 
Ma il ministro del Tesoro Tria, che è la figura chiave per le coperture delle politiche economiche del governo, in merito è stato fin troppo chiaro, ribadendo che c’è la “volontà di applicare il programma del governo mantenendosi ovviamente in quei limiti di bilancio necessari per conservare la fiducia dei mercati ed evitare l’instabilità”. Sembrano le parole di un tecnico filo-Ue del governo Monti. Parole che cozzano con il programma Lega-M5S. 
Per contrastare un possibile rallentamento della crescita, spiega Tria, si potrà intervenire sul livello di rafforzamento del bilancio e sulla velocità di riduzione del rapporto debito-Pil soltanto con un’azione sul fronte degli investimenti pubblici e non sulla spesa corrente, quindi non manovre di spending ma solo l’impegno a varare un piano di investimenti per aumentare, fra l’altro, la competitività dell’economia, e investimenti infrastrutturali. “Il governo non manovra gli investimenti privati ma può agire sul quadro in cui operano” precisa Tria. In effetti, il rilancio dell’economia con investimenti pubblici – visione condivisa dal ministro per gli Affari europei Paolo Savona – è una leva efficace per la crescita. Ma i paletti Ue restano. 
 
Staremo a vedere quindi chi la spunterà – se il tecnico Tria (e con lui chi si schiera con i diktat di Bruxelles, il Presidente Sergio Mattarella e, ovviamente, il governatore della Bce Mario Draghi in testa) oppure Salvini e Di Maio. Certo è che se il braccio di ferro sulla legge di Bilancio dovesse portare alle dimissioni del ministro dell’Economia, il governo giallo-verde molto probabilmente non sarà in grado di sopravvivere. 
 
Licenza Creative Commons  23 Luglio  2018
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