Questo Sito non ha fini di lucro, né periodicità di revisione. Le immagini, eventualmente tratte dal Web, sono di proprietà dei rispettivi Autori, quando indicato.  Proprietà letteraria riservata. Questo Sito non rappresenta una Testata Giornalistica in quanto viene aggiornato senza nessuna periodicità. Pertanto non può essere considerato, in alcun modo, un Prodotto Editoriale ai sensi e per gli effetti della Legge n.62 del 7 Marzo 2001.
 
 
Scarica il PDF della situazione
Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.
Interni
Esteri
Cultura
Parolatio
 
 
No a deficit
 
Ue, altro che dialogo sulla manovra: “No a deficit che viola stabilità” 
di Ninni Raimondi
 
“La Commissione europea non accetterà dall’Italia una bozza di manovra che violi i criteri di stabilità“. Parola del vicepresidente dell’esecutivo comunitario Guenther Oettinger, intervenuto stamattinaalla radio tedesca Deutschlandfunk. 
Quindi, se da un lato il governo gialloverde non fa che ripetere che è pronto al dialogo con Bruxelles e a rivedere il deficit, dall’altro i tecnocrati tagliano corto: o nella legge di Bilancio si scende sotto il 2% o niente. 
Oettinger ha aggiunto che la Commissione sta ancora aspettando la nuova bozza. “Ci auguriamo di riceverla oggi e che corrisponda ai criteri di predisposti per tutti i paesi”, precisa. Secondo il commissario un deficit-Pil al 2,4% “andrebbe contro tutti gli impegni”. “Ci aspettiamo dall’Italia – aggiunge – una manovra che soddisfi le promesse e non includa un deficit-Pil al 2,4%”. “La manovra italiana – avverte – è pericolosa per l’Italia e per l’Eurozona a causa dell’elevato debito e il parziale dietrofront sulle precedenti riforme“. 
 
Il premier Giuseppe Conte, dal canto suo, è stato investito dai vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio a gestire il dialogo con l’Ue. “Con la commissione devo parlare io, mica era atteso qualcun altro. Sono io il presidente del Consiglio. E non ho mai interrotto il dialogo. Adesso, se posso recuperare le risorse, rimodulare il saldo finale, cambiare qualcosina, non vuol dire che torno indietro. Se mi portano dei conteggi che mi consentono di scrivere 2,3% o 2,1%, le riforme le realizzo comunque“. Così Conte in un’intervista a Repubblica. 
Poi il premier mette le mani avanti: “Ritardare le riforme non vuol dire tradirle“. Riguardo alle misure inserite in manovra – in particolare reddito di cittadinanza e revisione della legge Fornero – il presidente del Consiglio sottolinea: “Ho una maledetta fretta di realizzarle perché fuori di qui, ogni giorno che passa, ci sono sempre più persone che le aspettano”. Ma, prosegue Conte, “ci sono tempi tecnici necessari ad attuarle. E sono tempi che scopriamo nel momento in cui le scriviamo, per cui se prima sono state fatte altre previsioni, altre proiezioni, è perché voi siete voraci, cercate sempre una data, un numero. Ritardare non vorrebbe dire tradirle, solo prendere il tempo che serve a fare le cose per bene”. 
Il governo Lega-M5S quindi è nelle mani di Conte, a quanto pare. Inoltre non può contare al cento per cento, come dire, sul ministro dell’Economia Giovanni Tria, il quale secondo il Corriere della Sera, “è tentato dalle dimissioni più che in qualunque altro momento, da quando venne chiamato a sorpresa nel governo sei mesi fa“. Con un retroscena firmato dal vicedirettore Federico Fubini – che nel titolo mette enfasi “sull’isolamento” del titolare del Mef – secondo il Corsera Tria è “così tanto” tentato “da avere già segnato mentalmente un momento nel quale potrebbe passare la mano: durante la pausa di fine anno, quando la legge di Bilancio sarà stata approvata in Parlamento”. 
“Non si tratta di una decisione già presa – prosegue il retroscena, citando fonti anonime – quindi Tria potrebbe restare al suo posto come del resto è già successo dopo vari incidenti”. “Ma chi ha parlato con lui racconta di averlo trovato stanco sul piano fisico e mentale ma soprattutto ‘stufo’ di subire dal governo quelli che considera colpi alla sua credibilità. Ultimo in ordine di tempo, il comunicato di Salvini e Di Maio domenica scorsa – si legge – nel quale i due leader politici ignorano Tria e sottolineano solo la loro fiducia nel premier Giuseppe Conte”. 
 
Il ministro è teso e provato, questo è evidente.  
Ieri quando è arrivato in commissione Bilancio alla Camera ha sbottato: “Non è un’audizione. Non sono in grado di fare un’audizione. Se non siete d’accordo me lo dite e io, non vi offendete, me ne vado“. 
Insomma, al di là degli attriti nel governo, a quanto pare la Ue si sta muovendo per emettere la procedura d’infrazione contro l’Italia.  
 
Le chiacchiere stanno a zero. 
Licenza Creative Commons  5 Dicembre  2018
2013
2014
2015
2016
2017
2018