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Palasharp di Milano, una storia
Palasharp di Milano, una storia di degrado. Tra le proteste di CasaPound e l’ipocrisia di Sala 
di Ninni Raimondi
 
E’ una storia milanese, con tutte le peculiarità, soprattutto politiche, della metropoli lombarda, ma le problematiche in questione hanno portata ben più ampia.  
Parliamo di degrado, immigrazione, criminalità e, in una certa misura, anche della delicata questione islamica.  
Tutto ciò interessa l’area di Lampugnano, periferia nordovest di Milano; lì, a due passi dallo stadio e dall’ippodromo di San Siro, all’ombra della cosiddetta “Montagnetta”, sorge il PalaSharp.  
Originariamente PalaTrussardi, è una struttura costruita a metà degli anni ’80 a seguito dell’abbattimento del vecchio palazzetto dello sport, piegato dall’eccezionale nevicata del 1985.  
Nella “Milano da bere” di quel periodo era un piccolo emblema di riscatto, di ottimismo, di quella volitiva capacità di fare tipica della metropoli meneghina. Fu il palcoscenico per le imprese sportive delle squadre di basket e volley, teatro per grandi concerti, spettacoli e congressi politici. 
 
La chiusura del Palasharp nel 2011 
Tutto questo fino al 2011, anno di insediamento della giunta rossa di Giuliano Pisapia che pose fine al quasi ventennale regno del centrodestra.  
Il PalaSharp fu chiuso, dismesso e di fatto abbandonato come una triste rovina contemporanea.  
La struttura, insieme all’area circostante, divenne in poco tempo un polo di preoccupanti attività: una moschea abusiva per centinaia di islamici che vi accorrono il venerdì da tutta la città, piazza di spaccio, bivacco di tossici, luogo di ricettazione di merce rubata e location di variopinta prostituzione per tutti i gusti. Una situazione insostenibile per i cittadini del quartiere e per le migliaia di viaggiatori che transitano preoccupati dalla stazione di Lampugnano (di metropolitana, autobus e pullman autostradali). Il malessere serpeggia da tempo, anche se pochi hanno ritenuto di dovergli dare voce. 
Tra questi CasaPound Milano, che sabato pomeriggio proprio lì ha tenuto un presidio con l’intenzione di scuotere le istituzioni da un pluriennale torpore e richiamare l’attenzione dei media che poco si erano interessati a questo problema come ad altri simili.  
L’iniziativa era stata annunciata da settimane ed è sembrato quantomeno curioso che la mattina dello stesso giorno, sul posto si sia palesato nientemeno che il sindaco Sala in persona.  
Il primo cittadino ha annunciato nell’occasione la messa in sicurezza del Palasharp attraverso delle transenne e assicurato che il Comune ha avviato la ricerca di un partner privato per la gestione dell’impianto, cui seguirà un bando per riportare la struttura agli antichi splendori. Non solo, l’amministratore Pd ha spiegato anche che Milano avrà la sua moschea, ma da un’altra parte. 
 
CasaPound contro Sala 
Tutto bene, insomma? Non proprio secondo CasaPound, che, per bocca della portavoce milanese Angela De Rosa, dopo aver salutato come una vittoria la non temporalmente casuale presa di posizione del sindaco, dichiara di non volersi accontentare di qualche transenna e di buoni propositi a fronte di una situazione di degrado e insicurezza da affrontare con urgenza e risolutezza. Di qui l’annuncio che la mobilitazione proseguirà con nuove iniziative che coinvolgeranno i cittadini. Da noi interpellata sul posto, l’esponente di Cpi ha voluto chiamare in causa anche il governo, in particolare il ministro dell’Interno Matteo Salvini, affinché, dopo aver speso copiose parole, dia spazio ai fatti ed effettui i dovuti rimpatri dei troppi immigrati clandestini che occupano il suolo italiano. 
 
A margine, la stessa De Rosa ha riservato un pensiero all’Anpi, che si era spesa perché fosse impedita la manifestazione di CasaPound cui, more solito, aveva tenuto ad affibbiare le peggiori etichette con un accaloramento che non è servito a nulla nemmeno in questa occasione.  
“L’Anpi insieme ad altri soggetti a sinistra – ha dichiarato – è complice delle cattive amministrazioni che hanno permesso simili situazioni di degrado della città.  
Ci vogliono additare come un problema, quando il problema sono loro, ma – ha aggiunto -, come è evidente, non riusciranno a chiuderci la bocca”.  
Anche questa è una storia comune a tante altre realtà nazionali. Milano, Italia. Era pure il titolo di un fortunato talk show televisivo condotto inizialmente da Gad Lerner (oggi grande supporter di Giuseppe Sala) ai tempi di Tangentopoli. 
Licenza Creative Commons  18 Febbraio 2019
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