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Donne in fuga dall’Arabia Saudit
Donne in fuga dall’Arabia Saudita: il governo le rintraccia con lo spionaggio telefonico 
di Ninni Raimondi
 
L’Arabia Saudita sta utilizzando tecnologie militari per tracciare i cellulari delle donne che scappano dal Paese, da sempre decisamente avaro nel concedere diritti alle proprie cittadine, e riportarle in patria contro la loro volontà.  
Quattro donne che hanno preferito rimanere anonime hanno raccontato ai giornalisti del Business Insider di aver appreso i loro telefoni erano stati la chiave per rintracciale una volta fuggite all’estero: tramite la ricerca del numero IMEI, le fuggitive erano state localizzate in Georgia, fermate dagli organi di polizia locali e ricondotte all’interno dei propri confini. 
Come funziona questa tecnologia?  
L’IMEI, acronimo di International Mobile Equipment Identity, è un codice di 15 cifre che identifica ogni singolo cellulare, ed essendo legato a un solo apparecchio può rivelare anche l’esatta posizione nella quale questo si trova.  
L’uso dell’IMEI è alla base, per esempio, dell’app “Trova il mio iPhone”, celebre tra i possessori di telefoni Apple, ma è raramente utilizzata in ambito civile: è invece di uso molto comune per le forze dell’ordine e i servizi di intelligence, e soprattutto è il principale metodo che l’esercito statunitense utilizza per direzionare i propri droni nei bombardamenti dei “covi di terroristi”. 
 
Il “Grande Fratello” dell’Arabia Saudita 
Le donne intervistate, che sono una minima parte delle espatriate saudite, raccontano di non essere sorprese del fatto che il loro Paese le tenga sotto controllo, dal momento che interrogatori a familiari e amici e intrusioni nei social network sono all’ordine del giorno. Quello che non si aspettavano, però, è di finire addirittura nel mirino di un Grande Fratello della telefonia. 
Il fatto che questa ricerca venga condotta con metodi di intelligence rivela in maniera inequivocabile quanto l’Arabia Saudita prenda seriamente il fenomeno delle donne in fuga.  
Sono attualmente più di mille all’anno le fuggiasche dal regno del principe Mohammed bin Salman, e ciascuna di loro rappresenta un potenziale rischio per la credibilità del sovrano, che ha promesso una serie di cambiamenti legislativi per raggiungere non certo la parità di genere ma quantomeno un “ammodernamento” del Paese. 
 
In Arabia Saudita, ricordiamo, le donne hanno ottenuto il diritto di guidare un’automobile solo dal giugno 2018.  
A tutt’oggi, ogni donna saudita ha uno o più “guardiani” uomini, il cui consenso è richiesto praticamente per qualsiasi cosa.  
Agli uomini viene addirittura inviato un messaggio di testo se la propria “protetta” sta usando il passaporto: eppure le femministe che si strappano le vesti per Trump o Putin non le abbiamo viste spesso protestare contro questo autentico totalitarismo. 
Licenza Creative Commons  17 Giugno 2019
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