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I 5 più incredibili epitaffi di
I 5 più incredibili epitaffi di grandi artisti italiani 
di Ninni Raimondi
 
L’arte di non prendere sul serio sia la vita che la morte è dote dei più grandi.  
E continuare a salutare il mondo dalla propria lapide non è cosa di pochi. Lo sanno bene gli artisti elencati in questa classifica, che sembrano con i loro motti incisi sulle proprie tombe fare loro il ritornello della canzone finale di Brian Di Nazareth, capolavoro del gruppo comico Monty Python, always look on the bright side of life – guarda sempre al lato positivo della vita. Una nota: l’allegra canzone era fischiettata e intonata da un gruppo di uomini crocifissi sul monte Calvario. 
 
L’epitaffio che non ti aspetti 
 
 
   
 
5) Aldo Fabrizi (Roma, 1º novembre 1905 – Roma, 2 aprile 1990) 
Fabrizi, fratello della celebre attrice e cuoca romana Sora Lella, era anche egli un vorace artista e uomo di cucina. Appassionato fan degli spaghetti con aglio, olio e peperoncino, scrisse innumerevoli poesie sulla pasta e su tutti i modi cucinarla, come gli Spaghetti alla capricciosetta o gli Spaghetti al primo sole. Sepolto al Cimitero monumentale del Verano, la lapide recita: “Tolto dal mondo troppo al dente”. 
 
 
 
   
 
4) Vittorio Gassman (Genova, 1º settembre 1922 – Roma, 29 giugno 2000) 
Mattatore della commedia italiana insieme a Tognazzi, Mastroianni, Sordi e Manfredi, Gassman fu una star di prima grandezza per gran parte del cinema italiano a cavallo tra gli anni sessanta e settanta. Nonostante divise in più occasioni lo schermo con alcuni dei suoi “rivali” (come ad esempio Sordi in La grande guerra o Mastroianni ne I soliti ignoti) scelse un epitaffio che non lascia adito a dubbi: “Non fu mai impallato” (che nel gergo cinematografico significa “non fu mai oscurato”). 
 
 
 
   
 
3) Guido Nicheli, detto Dogui (Bergamo, 24 luglio 1934 – Desenzano del Garda, 28 ottobre 2007) 
Nicheli é uno degli attori simbolo delle commedie vacanziere dei Vanzina, passato alla storia per aver dato volto, movenze e lessico al personaggio del Cumenda lombardo.  
Una delle scelte preferite del Dogui è quella di usare l’inglese a pié sospinto e, spesso, solo per scena.  
Non poteva, quindi, che scrivere un epitaffio in linea col personaggio.  
“See you later” recita la sua lapide, ovveo, "Ci vediamo ...". 
 
 
 
   
 
2) Walter Chiari (Verona, 8 marzo 1924 – Milano, 20 dicembre 1991), 
Chiari era un artista a tutto tondo: bello, con una bella voce, sapeva far ridere senza perdere il suo fascino ed era bravo tanto in televisione quanto nei film. Caro amico di Tognazzi, insieme a lui partecipó alla Repubblica Sociale Italiana e si esibì per le truppe a Radiofante. Brillante e com la battuta sempre pronta, il suo epitaffio non poteva essere da meno: sulla sua lapide si legge, infatti: “Amici, non piangete, è soltanto sonno arretrato”. 
 
 
 
   
 
1) Franco Califano (Tripoli, 14 settembre 1938 – Roma, 30 marzo 2013) 
Califano, cantautore voce di Roma, con la sua aria sorniona e da latin lover ha scritto alcune delle canzoni più belle della musica italiana, per i maggiori interpreti della stessa: La musica è finita per Ornella Vanoni, Minuetto per Mia Martini e, sempre per lei, La nevicata del ’56. Il Califfo, però, era dotato anche di una non indifferente verve comica: lo dimostrano suoi pezzi di talking blues come Pier Carlino, Avventura con il travestito e molti altri. Califano è morto ad Acilia, alle porte di Roma, ed è sepolto nel piccolo cimitero di Ardea, dove c’é anche un museo dedicato a lui. Sulla sua lapide, col consueto savoir faire, ha voluto che fosse scritta una frase che è sia la citazione di un suo pezzo, che che l’ultimo mot de esprit sulla morte: “Non escludo il ritorno”. 
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