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Risposta
Immigrazione, la Farnesina ci scrive: “Non vogliamo ridurre i controlli, ma rafforzarli” 
di Ninni Raimondi
 
Gentile Direttore,  
in relazione all’articolo pubblicato dal Suo pregevole giornale, dal titolo “Moavero elimina i confini: voli charter, lavoro e aree franche per immigrati”, desidero fornirLe alcuni chiarimenti, a beneficio dei Suoi lettori.  
Innanzitutto, non risponde a verità scrivere che si vuole “rivedere la politica sin qui seguita dal governo”: si vuole invece aprire una discussione in ambito Unione europea spiegando la linea del governo italiano e ricercando, intorno a essa, di unire gli altri governi europei. Non si propone affatto di eliminare o ridurre i controlli: al contrario, si propone di rafforzarli, perché verrebbero anticipati alla fase precedente la partenza dai luoghi di origine, proprio per ridurre le partenze stesse. A quest’ultimo fine, vanno aumentati gli investimenti nei Paesi di origine dei migranti per migliorarne la situazione socio economica e ridurre le cause che spingono oggi a partire. 
 
In Europa solo chi ha diritto all’asilo o un lavoro 
Solo chi ha un diritto di asilo (riconosciuto dopo i controlli) partirebbe per l’Europa in condizioni degne e sicure. In ogni caso, queste persone devono (anche ora) sempre essere accolte, comunque arrivino in Europa.  
L’eventuale accoglienza di “migranti economici” o “per cambiamento climatico” è rigorosamente subordinata (come già lo è oggi) a un’eventuale offerta di lavoro verificata (dunque nulla cambia, solo che ci sarebbe più organizzazione e controllo). 
Chiediamo inoltre che tutti i migranti che dovessero, malgrado tutto, arrivare, siano subito distribuiti fra gli Stati Ue, nei quali, poi, verrebbero effettuati i controlli (che oggi si fanno nel Paese di arrivo, con ogni onere a suo carico): ma, con il nuovo sistema, questi sarebbero effettuati su numeri già ripartiti, quindi per ciascuno Stato Ue più ridotti e dunque meglio e più rapidamente gestibili. 
 
Sbarchi in zone franche dei porti di diversi Stati Ue 
Chiediamo che eventuali sbarchi, imposti da ragioni di sicurezza o umanitarie, avvengano in ‘zone franche’ dei porti, da crearsi in svariati Stati Ue, alle quali non si applichino le regole di Dublino che, oggi, mettono tutti gli oneri a carico dello ‘Stato di primo arrivo’ (quest’ultimo concetto, quindi, non si applicherebbe a questi sbarchi); i migranti vi resterebbero il minimo tempo necessario a suddividerli fra diversi Stati Ue, dove sarebbero poi effettuati tutti i controlli. 
Chi non ha diritto di asilo o altra ragione verificata e accettata per restare in un Paese europeo, deve essere rimpatriato nel Paese di origine (come dovrebbe già accadere oggi), ma sulla base di appositi accordi stipulati dall’Ue e non dai singoli Stati che ne fanno parte.  
Simili accordi Ue sarebbero più efficaci e ogni spesa deve essere presa in carico dal bilancio Ue. In sostanza: nessun affievolimento dei controlli, ma un meccanismo stabile europeo che suddivida gli oneri equamente fra gli Stati Ue, riducendo l’attuale pressione su quelli geograficamente più esposti. Con i più cordiali saluti. 
 
Alessandro Cortese – Capo Ufficio Stampa Ministero Affari Esteri 
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