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Desirée, a processo i quattro pu
Desirée, a processo i quattro pusher africani accusati di averla stuprata e uccisa 
di Ninni Raimondi
 
Violenza sessuale di gruppo, omicidio volontario, cessione e somministrazione di droga a minori: questi i reati contestati dalla procura di Roma di cui dovranno rispondere i quattro cittadini africani ritenuti responsabili della morte di Desirée Mariottini. Il gup ha rinvato a giudizio i quattro immigrati per gli atroci fatti avvenuti il 19 ottobre scorso a San Lorenzo, Roma. Il cadavere della giovane di Cisterna di Latina era stato trovato in uno stabile abbandonato nello storico quartiere “rosso” capitolino, ormai ostaggio di spacciatori e degrado. 
Secondo l’aggiunto Maria Monteleone e il pm Stefano Pizza, i quattro avrebbero abusato a turno della ragazza mentre si trovava in stato di incoscienza, dopo averle somministrato un mix di droghe che ne hanno provocato prima la lenta agonia e poi morte. Molte le prove a suffragio dell’accusa che riuscirebbero a incastrare gli stranieri, tra cui i campioni di materiale genetico di alcuni di loro rivenuti sul corpo di Desirée, su un flacone di metadone e su una cannuccia utilizzata per fumare crack. 
 
Il processo, avrà inizio il prossimo 4 dicembre e sarà celebrato nell’aula bunker di Rebibbia: vedrà sul banco degli imputati il nigeriano Alinno Chima, i due senegalesi Brian Minthe e Mamadou Gara, detto Paco, e il ghanese Yusef Salia.  
Aveva suscitato un vespaio di polemiche la vergognosa decisione del legale di quest’ultimo, che nell’ultima udienza aveva presentato una denuncia per abbandono di minore contro i genitori della povera ragazza.  
“Il nostro dolore non si potrà mai calmare. Nessuna sentenza ci restituirà mai la nostra Desirée”, ha dichiarato la nonna materna dopo la notizia del rinvio a giudizio.  
 
Per questa vicenda, Comune di Roma, Regione Lazio e due associazioni si sono costituite parti civili. 
Licenza Creative Commons  22 Ottobre  2019
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