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Conte arriva al vertice per salv
Conte arriva al vertice per salvare l’ex Ilva ma i giallofucsia sono divisi su tutto 
di Ninni Raimondi
 
La maggioranza giallofucsia arriva divisa all’incontro con ArcelorMittal sul destino dell’ex Ilva di Taranto.  
Il premier Giuseppe Conte mostra risolutezza in vista del vertice, tuttavia Pd, M5S, LeU e Iv sono divisi su come intervenire dopo l’annuncio della multinazionale franco-indiana di voler restituire l’impianto siderurgico allo Stato. Sono a rischio circa 10mila posti di lavoro (che salgono a 20mila con l’indotto), una mazzata al Pil (1,4% circa) – che in un quadro già disastrato e disastroso dell’economia nazionale sarebbe fatale – l’indotto e l’intera città di Taranto. A parole il governo è intenzionato a trovare una soluzione. Nei fatti, restano le divisioni. 
 
Conte: “Saremo inflessibili” 
“Saremo inflessibili. Hanno partecipato a una gara con evidenza pubblica e in Italia si rispettano le regole“, assicura Conte da Milano, puntando il dito contro il colosso franco-indiano: “Non si può cambiare una strategia industriale adducendo a giustificazione lo scudo o non scudo penale, che peraltro non è previsto contrattualmente“.  
In effetti, nel contratto sta scritto nero su bianco che non esiste alcuna clausola di recesso legata all’ormai famigerato scudo penale. Nell’accordo, viene inoltre sottolineato dal ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, non c’è riferimento alcuno, “implicito o esplicito”, all’immunità. Ma su questo aspetto i giallofucsia sono spaccati. 
 
M5S minaccia: “Salta il gruppo se si tocca lo scudo” 
Il M5S non vuole mollare di un centimetro – “salta il gruppo se si tocca lo scudo” fa sapere una fonte dei vertici pentastellati – mentre Italia Viva annuncia un emendamento al dl Fiscale per reintrodurlo e il Pd lascia intendere di condividere la linea. Oggi stesso, dopo il vertice con ArcelorMittal, Conte farà il punto con gli alleati.  
I 5 Stelle sono spaccati tra chi ha una linea più morbida sullo scudo e chi ha spinto per a cancellare l’immunità penale dal dl Imprese. Da questi ultimi infatti è arrivata prima la richiesta di un incontro con il ministro Patuanelli, per chiedere di “sbianchettare” lo scudo, poi la riunione fiume al Senato con il ministro dei Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà che ha portato alla retromarcia e allo stop all’immunità. Votata, ricordano dal M5S, anche da Iv, Pd e LeU. Ma di reintrodurla ora, anche con una forma più morbida, “non se ne parla proprio” è la convinzione più diffusa tra i pentastellati. 
 
“Reintrodurre lo scudo è impraticabile” 
Reintrodurre lo scudo, peraltro, è complicato. “Il dl Fiscale a cui si appella Renzi – spiega una fonte di governo – è impraticabile per evidente inammissibilità: cosa c’entra lo scudo penale con la materia fiscale? Oltretutto, il parere su questo spetterebbe alla commissione Finanze presieduta da Carla Ruocco: non credo che Ruocco lascerà passare”.  
Ci vorrebbe un decreto ad hoc, idea improponibile per i 5 Stelle. 
 
Pd e Iv d’accordo a fare dietrofront sull’immunità 
Il polo siderurgico a quanto pare mette d’accordo Iv e Pd: entrambi intendono fare dietrofront sull’immunità, anche se i dem spingano per uno scudo “soft”, con l’obiettivo dichiarato di far venire allo scoperto il colosso dell’acciaio. “Chi inquina paga – ragiona il segretario del Pd Nicola Zingaretti – ma chi deve attuare un piano ambientale non può rispondere penalmente su responsabilità pregresse e non sue.  
Proporremo iniziative parlamentari in questo senso”. Il leader di Iv Matteo Renzi, dal canto suo, fa una fuga in avanti: “Credo che si possa agevolmente recuperare la questione dello scudo penale anche con un emendamento al Decreto fiscale che sta per arrivare in Parlamento (lo ha già preparato la collega Lella Paita e lo firmeranno molti di noi)”, annuncia nella sua enews l’ex premier. Per poi mettere in chiaro successivamente di essere dalla parte di Conte e di voler “togliere alibi” a Mittal. 
 
Sì, perché che la multinazionale franco-indiana ci stia marciando è evidente a tutti. I cavilli a cui si aggrappa celano goffamente l’intento di voler mollare dopo appena un anno dal contratto. “Prende in giro lo Stato. Il piano industriale è stato disatteso per via di errori macroscopici“, è l’attacco di Patuanelli.  
Su Facebook il ministro grillino fa presente che “Arcelor Mittal ha deciso di andarsene da Taranto ancora prima” del cambio di governance che “ha il compito di traghettare la proprietà indiana fuori” dall’Ilva. 
Licenza Creative Commons  6 Novembre 2019
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