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Di Maio getta la spugna: “Mio compito terminato”. Ma “il governo va avanti” 
di Ninni Raimondi
 
Al Tempio di Adriano a Roma è andata in scena oggi la presentazione dei nuovi facilitatori regionali del M5S. Ma questa notizia, francamente, interessa a pochi. Perché come ampiamente annunciato questa è stata la giornata delle dimissioni di Luigi Di Maio da capo politico dei Cinque Stelle prima dell’altra questione annunciata: il tracollo grillino in Emilia-Romagna. L’intervento dell’ormai ex leader pentastellato è stato introdotto da uno dei facilitatori, il senatore Emilio Carelli, che ha messo subito le mani avanti: “Il governo non rischia”, ha detto. “Anzi, il cronoprogramma va avanti”. 
 
“Ho terminato il mio compito, si chiude un’era” 
Poi è arrivato il turno di Luigi Di Maio, che ha letto un lungo discorso: “Ho portato a termine il mio compito, inizia un corso per gli stati generali del movimento, oggi si chiude un’era”, ha detto il leader dimissionario. “Ho iniziato a scrivere questo discorso un mese fa”, ha poi dichiarato Di Maio. A suo giudizio “l’Italia è cambiata anche grazie al M5S” che è “la bussola dei cittadini”. Peccato che non se ne sia accorto nessuno. In ogni caso, secondo Di Maio “adesso questa splendida creatura deve rifondarsi”. Poi si è sfogato: “A volte ho assunto scelte incomprensibili. Alcuni ci hanno tradito, ma molti altri continuano a combattere. Nonostante tutto io continuo a fidarmi di tutti voi. Abbiamo fiducia nel futuro e abbiamo coraggio, quindi ce la faremo”. 
 
“Il governo va avanti” 
Di Maio ha provato pure a spiegare i motivi degli insuccessi, in modo piuttosto goffo: “Il movimento è nato contro il potere costituito. Governando ci siamo resi conto che alcune battaglie erano realizzabili. In altri casi abbiamo capito che bloccare certe cose sarebbe stato un danno per gli italiani. Alcuni obiettivi non abbiamo quindi potuto raggiungerli”. Dunque “chi è rimasto deluso e si è allontanato dal movimento lo rispetto”, però “molte cose si possono fare” e per farle “ci vuole tempo”. 
 
Eppure secondo Di Maio “il M5S non può essere giudicato per venti mesi al governo” perché “dobbiamo pretendere il diritto di essere valutati alla fine dei cinque anni di legislatura.  
Per questo credo che il governo debba andare avanti”. Non è l’unico problema, considerato che resterà anche lui al ministero degli Esteri. 
Licenza Creative Commons  23 Gennaio 2020
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