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A cent’anni dal Nobel per la letteratura a Knut Hamsun, il poeta delle radici 
di Ninni Raimondi
 
A cent’anni dal Nobel per la letteratura a Knut Hamsun, il poeta delle radici 
 
Martin Heidegger amava dire che, in fondo, ogni filosofo pensa e ripensa sempre un solo pensiero e un giorno, quando il filosofo morirà, il suo pensiero si fisserà in cielo come una stella. Questo è accaduto anche ad un grande scrittore come Knut Hamsun, che ricevette nel 1920 il premio Nobel per la letteratura. 
 
Il poeta delle radici 
Questo straordinario romanziere, filosofo e poeta norvegese, era nato a Lom nel Gudbransdal, il 4 agosto 1859. La sua grandezza è data dall’attualità e dall’importanza delle sue opere anche se lette a distanza di molto tempo. Hamsun fu un personaggio davvero singolare. Nella sua vita praticò numerosi mestieri, viaggiò per il mondo, conobbe gli usi e costumi degli americani. Capita di pensare ad Hamsun, in questi momenti difficili, perché lui era il poeta della natura, del rispetto per l’ambiente, della solitudine, del vivere in modo semplice e dell’apprezzare la vita anche nelle avversità. 
 
La fame (letteraria e non) 
Per conoscere la figura di Hamsun, andrebbe letto per primo il romanzo Fame, un vero capolavoro. Il critico letterario Carlo Bo in un suo profilo pubblicato nel settimanale Gente, negli anni Ottanta, scrisse: «Hamsun conobbe la fame e ne fece un romanzo. La fame, le carestie, i flagelli dell’umanità hanno da sempre costituito materia per gli scrittori ma diverso è stato il modo delle loro restituzioni. Per esempio, chi ricorda Fame, il libro famoso di Hamsun capisce subito ciò che vogliamo dire. È un libro che ha quasi un secolo e ha dato la gloria al suo autore. Hamsun era nato nel 1859 da una famiglia di contadini norvegesi e aveva avuto una educazione molto dura e severa, soprattutto per opera di uno zio pietista. È stato questo inizio contrastato e difficile a segnare per il resto della sua vita lo scrittore che ha dovuto esaltare lo spirito libertario e condannare i vincoli e le regole della società borghese. Per certi aspetti Hamsun assomiglia a molti scrittori americani che hanno fatto della loro vita il primo mondo di letterati: avventure, lavori di tutti i generi e una grande miseria. Hamsun ha fatto due grandi soggiorni negli Stati Uniti fra il 1882 e il 1887, sempre alla ricerca della fortuna e con il premio della miseria. Fame nasce direttamente da queste sue prime esperienze ed è nello stesso tempo invenzione e restituzione, creazione e memoria». 
Il romanzo Fame è la storia di un giovane che sprovvisto di denaro si trova a vivere in una stanza disadorna, con una padrona che pretende il denaro della pigione. La sua unica speranza di raccogliere qualche denaro è legata a un racconto che ha inviato a un giornale. In quella stanza, affamato, attende la sua sorte osservando il soffitto. La fame accomuna molti scrittori che hanno dovuto lottare per la sopravvivenza. Hamsun fu nella sua vita sicuramente un uomo tenace per affrontare tutte le situazioni difficili che ha incontrato, e non è riuscito a godere di un po’ di quella tranquillità nemmeno nella vecchiaia. 
 
Hamsun difensore della natura 
Nell’ultimo periodo della sua vita fu accusato di collaborazionismo e, pertanto, internato ingiustamente in un manicomio. I giovani, seguendo le orme di Hamsun, dovrebbero avvicinarsi alla natura con rispetto, vivere in armonia con essa per ritrovare la loro pace interiore ed amandola come dono del Creatore. Hamsun potrebbe essere definito un difensore della natura e il suo libro Pan, momenti di poesia pura, descrive il protagonista che decide di vivere in una capanna, in mezzo al bosco, lasciandosi alle spalle la vita caotica, per ritrovare una nuova dimensione, cacciando e pescando e rimanendo in solitudine, che alla fine è vera beatitudine. Dal libro Pan: «Dalla capanna dove abitavo, si poteva scorgere un insieme di isole, isolotti, scogli, strisce di mare, ogni tanto interrotto dalle vette azzurrognole delle montagne. Come ho già detto, dietro la mia capanna c’era un folto bosco. Allorché per la prima volta sentii l’odore delle radici e delle foglie, che la terra grassa della pineta esaltava, mi sentii pieno di gratitudine. In un bosco, provai finalmente la pace interiore: una pace forte, salda e piena di vita. (…) Non desideravo che di vagabondare così senza scopo, benché si vedesse ancora biancheggiare la neve e il terreno qua e là ricoperto da croste di ghiaccio». 
 
Hamsun in Italia 
La vita di Hamsun ricorda quella dello scrittore americano Thoreau, che lascia la società e si rifugia vicino a un lago e vive con quello che riesce a procurarsi. Nel mondo letterario italiano Hamsun vi giunge con le sue opere pubblicate anche da piccole case editrici, e trova lettori che lo amano. La rivista Rassegna di cultura pubblica la recensione di due suoi romanzi, editi dalla Mondadori nel 1940: Pan e l’Estrema Gioia. «Il romanzo lirico Pan, che è tuttora considerato il suo capolavoro e, oltre tutto, l’opera più significativa di quel momento poetico del grande scrittore: un momento poetico caratterizzato da un lirismo potente ed esuberante». 
 
L’incontro con Papini 
Tra gli scrittori italiani, Giovanni Papini ebbe modo di far visita all’illustre scrittore. Si trovava in Norvegia e domandò a un libraio chi fosse il più grande scrittore norvegese vivente, gli fu detto Knut Hamsun. Giovanni Papini non lo conosceva e volle incontrarlo. Nel suo libro Grog scrive: «Quel che mi hanno raccontato sul conto suo mi piace: ha sofferto la fame (come me), ha fatto il tramp negli Stati Uniti (come me) e sfugge quando può la compagnia degli uomini (come me). Vive, dicono in un’isola solitaria e di rado capita nella città. Nel 1920 gli hanno dato il premio Nobel. Un segretario della Legazione degli U.S.A. mi ha promesso di ottenere un salvacondotto per arrivare fino a lui». 
Finalmente lo scrittore Papini, famoso in Italia ma sconosciuto in Norvegia, conosce il grande poeta, il cantore della natura, Hamsun. Questi lo accoglie con delle parole che farebbero indietreggiare chiunque, portandolo nel solco della delusione. Knut Hamsun non è tipo da cerimonie, va diretto e le parole che dice sono chiare: «Ho acconsentito a ricevervi perché non siete né un mendicante né un letterato né un giornalista né un disoccupato né un editore né un collezionista d’autografi né un ammiratore. Voi non sapete, per fortuna, cosa sia la gloria: che vi sia risparmiata sempre una sventura simile! Esser famosi significa diventare, insieme, vecchi e perseguitati. Giungere alla celebrità significa trasformarsi in un cadavere vivente e derubato». Nel caso di Hamsun le sue parole sono comprensibili, non tutti da vecchi vogliono appuntarsi delle medaglie sul petto, non tutti le desiderano, perché quelle medaglie ci ricordano che la nostra carriera è già finita. 
 
La vendetta degli antifascisti 
Hamsun scrisse molti libri, ma rimase inattivo dal 1936 per molti anni.  Giovanni Papini, non avrebbe mai pensato che Knut Hamsun, dopo la fine della guerra, sordo e senza quasi la possibilità di difendersi, fosse arrestato e gli venissero tolti i libri. La fama che aveva acquisito doveva fargli pagare un prezzo altissimo, l’essere accusato di collaborazionismo con la Germania. Rinchiuso come lui fu anche lo scrittore Ezra Pound, per un attimo lo stesso destino. Hamsun, davanti alla distruzione della sua biblioteca che per uno scrittore è l’anima, non gli rimaneva che il buon Dio. La fama e la celebrità di cui godeva furono trasformate in odio dai suoi connazionali, anche se lui nei suoi libri non aveva mai scritto di politica, ma solo di amore per la natura e la solitudine. 
Anche l’Italia fece la sua parte, per decenni i libri di Hamsun non furono ristampati, nonostante avesse molti lettori che l’amavano. Il muro alzato dalla politica contro i vinti fu altissimo. Solo la Casa Editrice del Borghese stampò il suo ultimo libro Io Traditore, nel 1962. Una raccolta delle sue opere fu stampata da Casini nel 1966, col titolo I capolavori; un’altra raccolta venne pubblicata dalla Utet nel 1967. La vita ad Hamsun non gli ha risparmiato nulla, la sofferenza divenne un pane che ingoiò fino all’ultimo giorno, questo il destino di uno scrittore che ha dato molto, e che merita d’essere amato sempre di più. In un mondo che vive sfruttando senza limiti la natura, per cedere alle lusinghe del facile guadagno, Hamsun è come una lanterna che ne illumina la bellezza e la forza, tanto da ritirarsi a vivere nella solitudine e nella contemplazione del bosco, come Ernst Jünger.  Carlo Bo scrisse: «Gli errori e le colpe della società borghese lo avevano portato a vagheggiare un altro tipo di uomo, finalmente sciolto dalle interferenze e dagli abusi di una società ingiusta. A poco a poco postulò il ritorno alla natura».  
 
Ancora una volta aveva capito tutto. 
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