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Cosa sono e a cosa servono gli Stati Generali convocati dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte?  
di Ninni Raimondi
 
Cosa sono e a cosa servono gli Stati Generali convocati dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte?  
 
Gli Stati generali sono stati convocati dal Presidente del Consiglio con l’obiettivo di discutere di come utilizzare i fondi che arriveranno dall’Europa.  
 
L'idea nacque nella Francia del XIV secolo, quasi cinquecento anni prima della Rivoluzione, quando gli Stati Generali, scrive la Treccani, erano costituiti dall’assemblea generale dei rappresentanti dei 3 ordini o Stati: clero, nobiltà e ‘terzo Stato’, ossia la borghesia 
Cosa facevano gli Stati Generali prima della Rivoluzione 
Durante la convocazione, i 3 ordini si riunivano separatamente per redigere un cahier unico basato su quelli provinciali e un solo deputato per ogni stato parlava nell’assemblea generale e nell’ordine: clero, nobiltà e terzo stato. Poi si scioglievano senza attendere la risposta del governo del re. 
Dal 1484 furono convocati periodicamente e intervennero nella deliberazione e ripartizione delle imposte. L’ultima convocazione si ebbe nel 1789, quando furono trasformati in una Assemblea nazionale costituente. 
Negli Stati provinciali, a differenza dei generali, la rappresentanza dei 3 ordini era elettiva solo in minima parte, il terzo stato non essendovi rappresentato che dalle città, le quali delegavano uno o più ufficiali municipali. 
 
Cosa facevano gli Stati provinciali 
La funzione principale degli Stati provinciali era di votare i sussidi richiesti dal sovrano; erano inoltre competenti in materia fiscale, venendo le imposte stabilite, ripartite ed esatte secondo le usanze e per mezzo di funzionari provinciali. 
Nell’unione delle Province Unite, gli Stati generali erano l’organo federale composto dai delegati, con precisi incarichi delle singole province. Istituito dai duchi di Borgogna (XV secolo), furono riuniti nel 1576 per deliberare la costituzione di un esercito federale delle province cattoliche e riformate; fallito il trattato del 1576, con l’Unione di Utrecht (1579) divenne, con il consiglio di Stato e gli statolder, organo federale. Gli Stati Generali rimasero attivi fino alla rivoluzione del 1795, quando vennero sostituiti dall’Assemblea generale. 
 
È un’iniziativa, questa adesso, che porterà qualcosa di buono? 
Vi è un collegamento diretto tra la debolezza del governo e questa idea degli Stati generali dell’economia.  
È evidente che si tratta di una mossa del capo del governo per trovare uno spazio politico che di fatto gli si sta restringendo. Dobbiamo risalire alla motivazione iniziale dell’esistenza di questo governo: impedire il ritorno alle urne dopo la crisi del governo M5S-Lega, ma non si è mai capito bene quale fosse l’indirizzo politico. Tutto ciò è stato messo parzialmente in ombra dall’emergenza coronavirus. Riprendendo un po’ di normalità, questo Paese è rimasto dov’era prima. Si tratta ancora di chiedersi dove sta andando e che cosa vuole fare di se stesso. Da una parte vi sono coloro che dicono che la domanda non si pone e che tutto è già stato deciso, ma dall’altra vi sono imponenti contraddizioni dentro la nostra società che chiedono di essere in qualche modo risolte affinché non vengano alimentate continuamente e sempre di più forze presunte antisistema. 
Tutto questo rende il governo privo di respiro.  
 
Vi sono coloro dentro il governo, come il Partito Democratico, che dicono che si tratta solo di mettere una firma e accettare il MES così da vincolare anche il governo futuro ad una serie di logiche macroeconomiche europee, ma vi sono coloro, come il Capo del Governo, che hanno l’idea di trovare uno spazio autonomo fuori dalla compagine pentastellata che è in disfacimento.  
Per Conte è vitale trovarsi uno spazio intermedio e questa faccenda degli Stati Generali risponde palesemente a questa esigenza, molto più che all’esigenza dell’economia, prima di tutto perché l’economia non ha ancora la minima dell’esistenza e dell’entità di eventuali aiuti europei e non sa se questi aiuti saranno a fondo perduto o in forma di prestito. Il Recovery Fund, se arriverà, arriverà in forme che ancora non conosciamo perché è soggetto ad una serie di passaggi politici di cui non abbiamo il controllo. E comunque arriverà sotto forma del bilancio dell’Unione Europea dal 2021 in poi, quindi c’è sostanzialmente un anno che dovrebbe essere riempito dal MES, che è ciò che spaventa qualcuno. Non abbiamo ancora idea dell’entità della spesa e in ogni caso il MES non è altro che finanziamento di debito e quindi poi si tratterebbe di rientrare di questo debito: chi paga il rientro dal debito? Queste sono questioni economiche, ma sono anche questioni essenzialmente politiche. Si tratta di individuare coloro che devono perdere e coloro che invece devono vincere questa partita. Di solito nelle liberaldemocrazie avanzate le grandi questioni politiche dovrebbero essere discusse nella sede della rappresentanza politica nazionale, cioè in Parlamento, attraverso dei canali politici capaci di porre in collegamento la politica e la società. Questo dovrebbe essere il core business della politica. 
Pensare che questo tipo di problemi possano essere risolti attraverso uno strumento informe, incerto e del tutto arbitrario come i cosiddetti Stati Generali dell’economia vuol dire prima di tutto dare spazio ad un’esigenza sostanzialmente personale del Capo del Governo e contribuire a smantellare ulteriormente l’apparato istituzionale di questo Paese.  
Se gli Stati Generali avessero una minima possibilità di successo vorrebbe dire che le grandi decisioni di questo Paese non passano attraverso il Parlamento.  
Mi piacerebbe capire chi viene invitato agli Stati Generali.  
 
Mentre in Parlamento non si è invitati, ma eletti, agli Stati Generali si è inviati o invitati.  
Chi invita chi?  
Con quale criterio e con quale fine?  
Di fatto sarà una serie di interventi dove ciascuno invoca per sé una quantità di aiuti, sovvenzioni, agevolazioni e finanziamenti superiore a quella che deve andare a qualcun altro. È una situazione che denota soltanto grande confusione e grande debolezza da parte del centro politico della nazione. 
 
Cosa si aspetta dal Partito Democratico?  
Continuerà a tenere in piedi questa maggioranza per paura delle elezioni o inizia a diventare sconveniente e faticoso supportare Conte e i Cinque Stelle? 
 
Il Partito Democratico è vocazionalmente governativo ed europeista, quindi proverà fino in fondo a rimanere al governo e a portare l’azione di governo ad allinearsi con quanto richiesto dall’Europa. Certamente la variabile vera è la debolezza economica del Paese. Se questa debolezza permane e si accentua, verosimilmente vi saranno spinte sociali davanti alle quali qualcuno, o il PD o il Movimento 5 Stelle, crollerà perché non sarà in grado di gestirle e penserà che sia più utile arrivare a un reset politico della situazione. Penso che sia l’ultima chance. Teniamo anche conto che si profila ormai un semestre bianco e del fatto che in autunno ci sono importanti elezioni amministrative regionali che possono essere un segnale per chi è al governo. Teniamo anche conto del fatto che ci sarebbe un referendum, ora sospeso a causa del coronavirus e che dovrà rientrare in campo e questo potrebbe essere un aiuto per rinsaldare il governo e la maggioranza. Se davvero le cose andranno male e si dovrà arrivare a delle manovre economiche lacrime e sangue, ho l’impressione che questo governo non sia in grado di gestire una situazione di questo tipo. 
 
Dall'11 giugno incontro con parti sociali, opposizione, "menti brillanti": per rilanciare il paese 
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha dunque convinto gli alleati di governo: si faranno gli Stati generali, da giovedì 11 giugno, per tre giorni, a Villa Pamphili a Roma. 
Gli Stati generali di Conte – con un nome pretenzioso, visto il precedente grandioso pre rivoluzione del 1789 francese – sono un incontro fra rappresentanti del governo, dell’opposizione parlamentare, rappresentanti delle parti sociali  – sindacati, Confindustria, Confcommercio, Confagricoltura e Pmi – e alcuni intellettuali, definiti da Conte “menti brillanti”, per definire in modo condiviso, le linee di intervento economico per il rilancio del paese dopo la crisi causata dalla pandemia di Covid-19. 
 
Proposte pratiche per il rilancio dell’economia 
Conte intende arrivare all’appuntamento con una serie di proposte pratiche – che concorderà con i ministri economici e le delegazioni dei partiti di governo – per ottenere una sorta di “mandato”, per lo meno ideale, con il quale lavorare al consiglio europeo del 18 giugno, quando verranno prese le decisioni sul Recovery Fund. 
 
Il sedicente premier vuole in sostanza definire insieme alle parti sociali come spendere i soldi che l’Europa metterà a disposizione dell’Italia. 
Polemiche nella maggioranza 
La convocazione degli Stati generali è stata oggetto di qualche polemica e controversia fra Conte e gli alleati di governo, soprattutto per la gestione non condivisa dell’iniziativa. Per questo la data di inizio è stata spostata dall’8 all’11 giugno, così da consentire alle varie parti della maggioranza e del governo di concordare una linea comune. 
 
La Commissione Colao 
Conte metterà sul tavolo degli Stati generali anche le conclusioni e le raccomandazioni della Commissione Colao e il Piano nazionale delle riforme che fra lunedì e mercoledì presenterà il Ministero dell’Economia. Insieme, i due documenti costituiranno la cornice entro la quale avverrà la discussione con le parti sociali a partire da giovedì. 
 
Il Recovery Plan 
Al governo Conte spetterà poi il compito di decidere cosa inserire nel Recovery Plan italiano, che sarà reso pubblico in settembre e che costituirà la guida pratica per l’utilizzo dei sussidi e dei prestiti in arrivo dalla Ue. 
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