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Torino, corteo di 700 furgoni 
di Ninni Raimondi
 
Torino, corteo di 700 furgoni. La protesta degli ambulanti: “Siamo alla fame, noi riapriamo” 
 
Protesta degli ambulanti a Torino. Centinaia di furgoni, circa 700, attraversano la città. Partiti dall’Allianz Stadium, proseguendo lungo corso Giulio Cesare, raggiungono la centralissima piazza Vittorio. Così gli ambulanti del capoluogo piemontese hanno deciso di farsi sentire contro le chiusure imposte dal governo. “Siamo alla fame”, “Fateci lavorare”, “Non siamo invisibili”. Grida di rabbia di chi non riesce più a reggere una crisi economica che giorno dopo giorno si fa sempre più allarmante. Gli ambulanti sono tra i lavoratori più penalizzati dagli ultimi decreti e adesso, a pochi giorni dalla protesta dei tassisti, alzano la voce. 
 
Torino, gli ambulanti: “Se continuano a tenerci chiusi, domani riapriamo” 
“E’ ora che le istituzioni inizino a sentire il termometro di come siamo messi“, tuona Giancarlo Nardozzi, presidente del sindacato Goia. “Se continuano a tenerci chiusi – annuncia – da domani metteremo i nostri banchi comunque nei mercati, con o senza permesso“. Gli ambulanti chiedono semplicemente di poter lavorare, perché i ristori non bastano e rivendicano il sacrosanto diritto al lavoro. “Dietro ad ogni attività ci sono persone e famiglie. Le istituzioni devono garantirci un adeguato sostegno economico – fa notare Nardozzi – altrimenti non ci resterà altro che l’abusivismo o il commercio itinerante”. 
“Non siamo incravattati mangiasoldi, ci siamo stufati. Il mondo è aperto, basta: dateci un motivo per cui dobbiamo stare chiusi in casa a morire con le nostre famiglie, con la gente che sta diventando matta”, dicono gli ambulanti. E ancora: “Noi non siamo Amazon, siamo la stessa famiglia e adesso apriamo i banchi”. 
 
Sulla protesta degli ambulanti è intervenuto poi l’assessore della Regione Piemonte, Maurizio Marrone. “Se decidete di avviare una class action la Regione sarà il vostro fianco con l’avvocatura regionale”, dice Marrone. “Voi – afferma – state subendo un’ingiustizia. Perché la chiusura che vi viene imposta non risponde a ragioni scientifiche ma è dovuta evidentemente a pressioni politiche”. 
 
31 Marzo 2021