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Canada, proteste contro i trans nelle carceri femminili 
di Ninni Raimondi
 
Canada, proteste contro i trans nelle carceri femminili: “Detenuta stuprata” 
 
In Canada i trans non operati né sottoposti a terapie ormonali, quindi uomini a tutti gli effetti, possono entrare nelle carceri femminili. L’istituzione carceraria canadese ha adottato sin dal 2017 il cosiddetto Self Id: se ci si dichiara donne, in breve, lo si è. E questa pratica ha già permesso stupri e violenze. 
 
Trans nelle carceri femminili: un pericolo 
Tra coloro che hanno dichiarato di “sentirsi donne”, e quindi trans, per ottenere un trattamento migliore e accedere alle carceri femminili vi sono anche assassini, molestatori sessuali seriali e stupratori di minori che ora condividono gli spazi con donne a tutti gli effetti sotto il punto di vista biologico. Ma questo ha creato già problemi di violenza e ora, un certo numero di ex detenute e attiviste chiedono un cambiamento. 
 
Pedofili e stupratori fianco a fianco alle vittime 
“Stiamo prendendo di mira l’intera politica, vogliamo che vengano rimosse tutte le donne non biologiche da questo carcere, non solo quelle violente”, ha detto al Toronto Sun Heather Mason, attivista del Canadian Women’s Sex-Based Rights. “Molte delle detenute sono troppo spaventate per parlare” ha detto la Mason, aggiungendo che le prigioni femminili sono progettate per donne biologiche con programmi speciali che coinvolgono, ad esempio, i loro figli. “Avere un pedofilo condannato che si aggira intorno ai loro bambini le terrorizza”, ha detto Mason. 
 
Il caso del “trans” Steven “Sam” Mehlenbacher 
“Il sistema carcerario in Canada sta scaricando il 100% del rischio di violenza maschile dalle carceri maschili alle prigioni femminili”, ha detto la Mason, aggiungendo che “questo non protegge i detenuti trans, solo pochi eletti. In effetti, rende un disservizio alle donne trans nelle carceri”. E le attiviste non hanno torto né vivono di paranoie, dato che a novembre del 2020, Steven “Sam” Mehlenbacher, un rapinatore che biologicamente è a tutti gli effetti un uomo sebbene si identifichi come trans in quanto si sente donna, ha avuto ripetuti rapporti sessuali con le detenute (che hanno avuto bisogno della pillola del giorno dopo per evitare gravidanze indesiderate) e si è anche spinto alla violenza sessuale, tanto che è stato di frequente spostato da una prigione all’altra. Basti pensare che il detenuto trans non è né stato operato né prende ormoni femminili: in pratica l’unica cosa che è cambiata sono i pronomi usati per identificarlo. Il politicamente corretto miete vittime e l’assurdo è che questi giochi si compiono sulla pelle delle donne. 
 
31 Marzo 2021