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Fondato e diretto, nel 2003, da Ninni Raimondi
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Austin non si piega alla cancel culture 
di Ninni Raimondi
 
Austin non si piega alla cancel culture: nasce la prima università contro il pensiero unico 
 
Ad Austin nasce un’università contro il pensiero unico politicamente corretto. Strapperebbe quasi un sorriso amaro se non fosse tragico, perché la buona notizia, di per sé evidenzia anche la gravità della situazione alla quale siamo giunti. 
 
Austin, università della libertà: parla il fondatore 
Il Giornale riporta alcuni stralci delle dichiarazioni di Pano Kanelos, ex rettore del St. John College di Annapolis e fondadore della University of Austin: “Ho lasciato il mio incarico di presidente del St. John’s College di Annapolis per costruire un’università ad Austin dedicata alla ricerca, senza paura della verità”. Kanelos aveva annunciato la fondazione sul blog dell’ex giornalista del New York Times Bari Weiss. L’istituto si oppone al pensiero unico e alla “woke supremacy”, ormai strabordante nei campus americani. Secondo Kanos “quasi un quarto degli accademici americani nelle scienze sociali o umanistiche approva l’espulsione di un collega che ha un’opinione ‘sbagliata’ su questioni scottanti come l’immigrazione o le differenze di genere. Oltre un terzo degli accademici conservatori e degli studenti di dottorato afferma di essere stato minacciato di azioni disciplinari per le loro opinioni. Quattro su cinque dottorandi americani sono disposti a discriminare gli studiosi di destra, secondo un rapporto del Center for the Study of Partisanship and Ideology”. Reato di opinione, sebbene declinato in maniera diversa e punito secondo regole più subdole. 
 
Università, terra di repressione del pensiero 
Accademici in catene, studenti non certo in una migliore condizione. Al Campus Expression Survey 2020 delle Heterodox Academy, oltre il 60% degli studenti ha affermato quanto l’ambiente sia ostile a un pensiero libero, e quanto esso abbia “impedito agli studenti di dire cose in cui credono”.Docenti e studenti che si oppongono al politicamente corretto vengono emarginati o in certi casi direttamente censurati. Ad esempio Peter Boghossian, docente di filosofia alla Portland State University, dopo aver dichiarato che “la sinistra regressiva ha preso il sopravvento sul mondo accademico” è stato costretto a dimettersi due mesi fa. Dorian Abbot, scienziato dell’Università di Chicago, non ha potuto tenere una sua conferenza sul clima. Dimissioni anche per Kathleen Stock, professoressa lesbica dell’Università del Sussex, perché le associazioni transgender l’hanno presa di mira dopo alcune affermazioni sul genere. 
 
Kanelos aggiunge qualche altra considerazione: “Pensavamo che una simile censura fosse possibile solo sotto regimi oppressivi in ??terre lontane. Ma si scopre che la paura può diventare endemica in una società libera”. Insomma, le università statunitensi non sono più libere, almeno in larghissima maggioranza: “La realtà è che molte università non sono più incentivate a creare un ambiente in cui il dissenso intellettuale sia protetto”. E poi, se esse “inibiscono la parola e ostracizzano coloro che hanno punti di vista impopolari, se portano gli studiosi a evitare interi argomenti per paura, se danno la priorità al conforto emotivo rispetto alla ricerca spesso scomoda della verità, a chi sarà lasciato modellare il discorso necessario per sostenere la libertà in una società che si autogoverna?”. L’Università di Austin nasce dunque come reazione: il progetto, secondo Kanelos, sarà osteggiato in ogni modo. Ma è incontestabile costituisca per lo meno una speranza in un contesto, quello del totalitarismo liberal, sempre più oppressivo. 
11 Novembre  2021