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Fondato e diretto, nel 2003, da Ninni Raimondi
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Svizzera, il ristorante è no green pass 
di Ninni Raimondi
 
Svizzera, il ristorante è no green pass: la polizia mura l’ingresso con blocchi di cemento 
 
In Svizzera un ristorante no green pass «murato» dalla polizia. Se in questi giorni avevano fatto molto discutere il foglio di via inflitto a Stefano Puzzer dalla Questura di Roma, semplicemente per essersi accampato pacificamente in Piazza del Popolo per poche ore, e le manganellate, condite spesso da insulti, da parte delle forze dell’ordine ai manifestanti no green pass, si potrebbe dire che tutto il mondo è Paese. 
 
Nel caso di specie siamo a Zermatt, nel Canton Vallese della Svizzera, nota e rinomata stazione sciistica e turistica situata ai piedi del Monte Cervino. 
Qui i titolari del ristorante Walliserkanne, convinti no green pass, sono stati ritenuti colpevoli dalle locali forze di polizia di non ossequiare le misure previste per il contrasto alla pandemia: specificamente, per quanto attiene i locali pubblici, misure di distanziamento tra clienti. E così, la polizia ha fatto letteralmente irruzione nel locale, ne ha arrestato i titolari, portati via in manette e, ciliegina sulla torta, ha piazzato dei blocchi di cemento davanti l’ingresso del ristorante, per scoraggiare potenziali nuovi ingressi. 
 
Polizia “mura” ristorante no green pass in Svizzera 
La fotografia del ristorante letteralmente murato, nemmeno fosse un posto di blocco della Ddr, sta facendo il giro del mondo e sta, comprensibilmente, sollevando un vespaio di polemiche. Anche perché, particolare di non poco conto, la magistratura ha annullato sia il provvedimento di arresto, sia il posizionamento delle barriere di cemento. I giudici, pur stigmatizzando il comportamento poco consapevole e poco rispettoso dei proprietari del ristorante, hanno ritenuto che arresto e blocchi di cemento fossero misure del tutto eccessive. 
 
I giudici dispongono l’annullamento delle barriere 
La mossa dei blocchi di cemento era nata perché, nonostante i ripetuti inviti prima a rispettare le misure di contenimento della pandemia e successivamente dopo aver disposto la chiusura amministrativa del locale, la polizia si era resa conto che i proprietari si erano fatti beffe delle disposizioni, organizzando degli aperitivi sulla soglia del locale chiuso. Così le autorità di pubblica sicurezza si sono fatte certamente prendere la mano. I giudici del riesame, chiamati a pronunciarsi sulla legittimità delle misure repressive, ne hanno infatti sentenziato la eccessività. Per questo infatti, mentre arresto e barriere di cemento sono stati annullati dal giudice, la misura della sospensione della licenza amministrativa dell’esercizio di ristorazione è stata confermata. I tre gestori sono quindi ora indagati a piede libero. 
11 Novembre  2021