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Fondato e diretto, nel 2003, da Ninni Raimondi
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Maria Luigia d'Asburgo Lorena 
di Ninni Raimondi
 
 
 
 
 
Maria Luigia d'Asburgo Lorena 
 
 
A Vienna, in una cappella un po’ defilata della lugubre “Kapuzinergruft” (la Cripta dei Cappuccini) si trova, oltre a quelli di tanti imperatori, imperatrici ed arciduchi, anche un pesante sarcofago bronzeo sormontato da una corona di fiori freschi gialli e blu con una dedica in italiano. 
Si tratta dei colori della città di Parma, che con questo omaggio floreale vuole ricordare colei che per oltre un trentennio fu la sua “brava duchessa”: Maria Luigia d’Asburgo-Lorena. 
 
Figlia dell'Imperatore Francesco II, nonostante l'amore che il padre provava per lei, fu da quest’ultimo sacrificata sull’altare della ragione di Stato ed impiegata come pedina di scambio sulla scacchiera politica europea del primo Ottocento. 
Pur se cresciuta nel disprezzo per Napoleone Bonaparte, che dalla sua cerchia familiare veniva considerato alla stregua di un “parvenu”, all’età di soli 19 anni fu spedita nel suo talamo nuziale, perché l’Imperatore dei Francesi, privo com’era di sangue blu, dopo l’esperienza matrimoniale con Giuseppina di Beauharnais che non era riuscita a garantirgli una discendenza, cercava una nuova moglie presso una delle più antiche Casate europee, anche per indorare il proprio blasone familiare. 
Adattatasi alla convivenza con un marito tanto ingombrante e mai amato, gli assicurò comunque il tanto atteso erede maschio, il futuro Napoleone II, detto “l’Aiglon”, cioè “l’Aquilotto”. 
 
Al crollo del sistema napoleonico però, malgrado le insistenze del coniuge, invece di raggiungerlo sull’isola d’Elba Maria Luigia si rifugiò a Vienna col pargolo, potendo finalmente tornare ad essere se stessa. 
I famosi "Cento giorni", che videro il trionfale rientro di Napoleone a Parigi, oltre a mettere in subbuglio l'Europa intera, gettarono nella costernazione più nera proprio lei, che tutto voleva meno che rimettere piede sul suolo francese e men che meno rivedere il marito, anche perché il suo cuore aveva preso a palpitare per il generale Adam Neipperg, suo segretario particolare, messole accanto dal padre per farle dimenticare il più in fretta possibile il marito ormai lontano. 
Trentanovenne galante, atletico e con un’aura di "cavaliere senza macchia e senza paura" il bell’Adam, col fascino da tenebroso assicuratogli dalla benda che gli copriva la cavità oculare dopo la perdita in guerra dell'occhio destro, non tardò a diventare suo amante e confidente personale. 
 
Comprensibile dunque che la definitiva caduta dell'"Aquila" a Waterloo rese Maria Luigia letteralmente "fuori di sé dalla gioia", tanto più che di lì a poco venne a sapere che il legittimo consorte si trovava su una nave inglese che lo stava trasportando verso la remota isola di Sant'Elena, da dove non sarebbe mai più tornato vivo. 
Una nuova vita, o per meglio dire, la vera vita iniziò per lei in quel preciso momento, anche perché al tavolo delle grandi Potenze riunite a Congresso a Vienna le fu assegnata la reggenza dei Ducati di Parma, Piacenza e Guastalla, a condizione però che vi si recasse da sola, lasciando a Vienna il figlio con l’idea di farne un perfetto principe asburgico. 
Troppo forte era infatti il pericolo che qualche “testa calda” potesse un giorno vedere in lui il perno di un nuovo ordine imperiale napoleonico. 
Così nella primavera del 1816, accompagnata del suo amante-segretario Neipperg dal quale l'anno successivo avrebbe avuto una figlia seguita a breve distanza da un maschietto, Maria Luigia fece il suo ingresso ufficiale a Parma, accolta con tale entusiasmo che, come avrebbe scritto al padre, “mi sono venute le lacrime agli occhi". 
 
La nuova duchessa regnò sempre in prima persona, seppur potendo contare sui preziosi consigli di Neipperg, sposato morganaticamente qualche mese dopo il decesso di Napoleone, e riuscì a farsi benvolere da tutti grazie alla sua clemenza e moderazione, facilitata dal fatto che i parmensi si sentivano lusingati dall'avere come loro sovrana una principessa che era stata la prima signora d'Europa. 
Subito varò il primo codice civile redatto sulla falsariga di quello napoleonico, risanò le finanze con drastici tagli alla spesa pubblica, rilanciò l'agricoltura e diede impulso alla prima industria alimentare legata alla produzione di formaggi e salumi. 
Promosse la costruzione di istituti per l'infanzia abbandonata, scuole ed ospedali, spendendosi in prima persona durante la terribile epidemia di colera del 1836.  
 
Trasformò Parma una piccola capitale culturale, specialmente in campo musicale, facendo costruire il bel Teatro Ducale nel quale "tenne a battesimo" un suo protetto, il giovane Giuseppe Verdi da Roncole di Busseto, che le avrebbe dedicato la partitura dei "Lombardi alla Prima Crociata". 
 
Invecchiata prematuramente anche per i gravi lutti familiari che l'avevano gettata nello sconforto, compresa la prematura scomparsa del primogenito, lasciò questo mondo a soli 66 anni il 17 dicembre del 1847, appena in tempo per evitarsi i moti del '48. 
16 Dicembre  2021