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Ucraina, i deliri filoamericani di chi vuole rimanere al freddo 
di Ninni Raimondi
 
Ucraina, i deliri filoamericani di chi vuole rimanere al freddo (o può permettersi il caldo) 
 
Filoamericani ad ogni costo, pure di rimanere al freddo.  
La crisi ucraina, ogni giorno che passa, mette in luce l’ostinazione cieca di intellettuali, giornalisti e spesso anche persone comuni verso la narrazione pro-Washington. 
 
Deliri filoamericani ad ogni costo, anche contro noi stessi 
Il caro bollette sembra non spaventare nessuno, ai piani alti ma anche in quelli bassi, ma se è chiaro che a livello popolare non ci sia una chiara consapevolezza di ciò che stiamo rischiando con la crisi ucraina, chi non ha scuse appartiene alla cosiddetta intellighenzia, non solo italiana ma diremmo filo-occidentale, anche da sponda – dissidente – russa, dove le idiozie vengono sparate con una tale nochalance da farle apparire perfino plausibili.  
 
E così Anna Zapesova, su La Stampa, ci regala una perla di rara bellezza quando arriva a sostenere addirittura che l’obiettivo di Vladimir Putin sia di “ricostruire l’Urss”, ovvero un sistema socioeconomico fallito, morto e sepolto, con un’estensione territoriale che non verrebbe certamente compensata da una eventuale “acquisizione ucraina” e con una competitività militare e nelle sfere di influenza che la Russia di oggi nemmeno può immaginare di possedere. 
 
 
 
Non meglio Giovanni Sallusti sul Giornale, che arriva a definire i russi invasori da “trattare come criminali”, arringando a che l’intero mondo di centrodestra, sostanzialmente, rigetti qualsiasi solidarietà verso Mosca in pegno di un bella crisi energetica occidentale pagata a prezzi carissimi i quali, evidentemente, lui come altri possono permettersi.  
 
Il Sole24Ore preferisce volgere le sue attenzioni, invece, sulla “deriva nazionalista” della politica di Vladimir Putin e della Russia del passato. Un tempismo curioso, oltre che molto utile. 
 
 
 
 
 
Insomma, tra fantastoriche resurrezioni sovietiche, presunte invasioni dell’Ucraina da stigmatizzare ad ogni costo e revanscismi nazionalisti, c’è tutto pur di giustificare la mossa statunitense.  
E il fatto che essa viaggi in una direzione diametralmente opposta agli interessi energetici di tutte le nazioni occidentali (inclusa, quindi, l’Italia), non ha nessuna rilevanza. Così, ad oltranza, per principio, votando e avvallando la propria distruzione. 
 
Non stiamo con nessuno, se non con il nostro interesse nazionale 
Non è questione di pendere dalla parte di Washington o di Mosca. Ma solo ed esclusivamente di ragionare. Nella fattispecie, del nostro interesse. Che è quello di non rimanere al freddo e al gelo, di non pagare cifre astronomiche per le forniture di gas o, peggio ancora, doverne fare a meno. Non è il momento di mettersi a fare gli schizzinosi o i tifosi. 
 
Ciò prescindendo da un’analisi della storia recente a dir poco sconcertante e completamente fuori dalla constatazione di ciò che accade, con l’espansionismo della Nato proseguito quasi senza freni negli ultimi trent’anni e praticamente ignorato da osservatori che si concentrano su quanto sia nazionalista o addirittura fruttifera di “resurrezione dell’Urss” la politica di Putin.  
 
Perché non è neanche quello il punto 
Ma il fatto di trovarsi di fronte ad un’ Unione Europea, con tutti gli Stati al suo interno, pronta addirittura a subire problemi di approvvigionamento energetico molto seri pur di assecondare le politiche di chi, oltreoceano, “ordina”. 
 
23 Febbraio  2022